Le vacanze di Natale sono, per me, tra le altre cose, l’occasione per vedere buon cinema. Quest’anno, nell’abbuffata, ho rivisto con piacere anche il vecchio film di Ridley Scott sulla leggenda di Robin Hood, quello con Cate Blanchett e Russell Crowe…
Tra i vari fatti storici di sfondo, vi è anche un accenno alla vicenda della sottoscrizione della Magna Carta, l’accordo che avrebbe dovuto ridefinire il rapporto tra l’incauto Re Giovanni Senza Terra e il gruppo di baroni ribelli. Un pezzo di carta per iniziare a porre qualche limite al potere assoluto del sovrano, in cambio della fedeltà alla Corona.
Il giorno dopo aver (ri)visto il film, leggo per caso la notizia che, a Marzo, la Magna Carta – una delle quattro copie originali – verrà esposta per la prima volta in Italia.
La coincidenza (ie.: il fatto cioè di imbatterni nella Magna Carta per ben due giorni consecutivi, dopo che non ne sentivo parlare dai tempi del Liceo) ha acceso in me qualche riflessione generale, ovviamente sempre in chiave negoziale, sul senso di mettere su di un pezzo di carta un qualsiasi accordo, grande o piccolo che sia.
In breve:
- Sappiamo che negoziare non significa firmare un accordo ma “riorganizzare le risorse in modo che se ne tragga maggior valore”. Il modo in cui le risorse vengono riorganizzate è però – di per sé – un accordo. L’accordo è il progetto della relazione che si vuole costruire. L’idea esecutiva messa su carta. È quello che per il musicista è lo spartito, per l’attore la sceneggiatura, per il costruttore il disegno. Chiarisce le idee, fuga i dubbi e ci consente di discostarci, addirittura d’improvvisare, senza perdere la direzione.
- Cercando poi qualcosa sulla Magna Carta, apprendo che, da quando fu firmata nel 1215, è stata negli anni derogata, modificata, in parte applicata, successivamente ampliata, poi disattesa, ristabilita, superata… Ma era sempre lì, come riferimento imprescindibile. Prima non c’era, dopodiché c’è stata. Un accordo può anche essere disatteso e addirittura tradito. Senza un accordo, però, manca il sistema di riferimento e diventa impossibile qualsiasi prospettiva di fare evolvere la relazione tra le parti interessate.
- In questi giorni girano molti post di buoni propositi per il nuovo anno: obiettivi di business, di crescita professionale o personale, cosa ci si impegna a fare o a non fare. Non sono forse anche queste la formalizzazione di un accordo che prendiamo con la più difficile, incontrollabile e conflittuale delle controparti: noi stessi? Nel corso del nuovo anno, con buona probabilità, ci dimenticheremo di gran parte degli impegni presi, proprio come Giovanni il Senza Terra con i baroni. Mettiamola però così: se, tra qualche mese, riprendessimo in mano la nostra personale “magna carta”, con i bei propositii 2019, sapremmo, per lo meno, cosa abbiamo disatteso.
- Ps.: Per la cronaca, gli articoli 1, 9 e 29 della Magna Carta sono tuttora in vigore