Qualche sera fa, con amici, si parlava di Europa e della necessità, per poter fare politica (= negoziare), di essere almeno in grado di parlare una stessa lingua.
Su questo aspetto, ha precisato il più esperto dei presenti, un professore di Scienza Politica, forzare una lingua comune – ad esempio l’inglese – non risulta né fattibile né auspicabile. Quello che occorre – abbiamo imparato – è il plurilinguismo. In altri termini, ciascun politico dovrebbe conoscere due o tre lingue oltre alla propria: in questo modo si troverebbe sempre in grado di comunicare, preservando tutta la ricchezza che proviene da lingue e culture identitarie diverse.
Non vale forse lo stesso anche per chi negozia?
Plurilinguismo in negoziazione, a mio parere, significa saper parlare almeno tre lingue:
- linguaggio dell’analisi
- linguaggio della sintesi
- linguaggio dell’ascolto